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Umido. Umido e caldo. Una vaga idea di appiccicaticcio. Un leggero tremito che parte dalla base della nuca e scivola giù, timido, lungo la spina dorsale, ramificandosi all’altezza del bacino. Una onda elettrica infinitesimale, che si srotola insieme alle endorfine lungo le terminazioni nervose periferiche. Una promessa furtiva e momentanea di infinito. Sì. La parabola delle sensazioni è quella di sempre. Più o meno. Intanto pensa alla neurochimica di base. Pensa che si sta facendo decisamente tardi. Pensa che il volume della musica è davvero troppo alto. Pensa che deve tornare a casa. E che forse ha bevuto troppo. Pensa all’espressione ingenua, da ragazzino, di lui. Attaccatura alta dei capelli, corti e castani chiari. Occhiali con montatura in metallo. Probabilmente è uno di quei tipi che quando ti incrociano in ascensore, abbassano gli occhi, accennando appena un movimento del capo che potrebbe essere un saluto. Pensa alla legge di Weber-Fechner, mentre lui aumenta impercettibilmente il ritmo delle rotazioni della lingua attorno alla sua assieme alla pressione sulle labbra. Ed al lavorio delle mani attorno ai suoi fianchi ed al suo fondoschiena. Leggi il seguito di questo post »